21/08/09

Dolce per sé

Cara Flavia,
son passati sei mesi dall'ultima volta che ci siamo viste. Da quando sei entrata, come un angelo infuriato, nella sala d'ingresso dell'Hotel Bellevue, il cappellino rosso ciliegia in testa, la gonna scozzese che ti saltellava sulle ginocchia, le scarpe rosso pomodoro col fiocchetto da ballerina. Vedendomi, hai gettato a terra i giornali di tuo padre per correre ad abbracciarmi. (da "Dolce per sé" di Dacia Maraini)

Vera ha cinquant'anni e compone il suo romanzo epistolare destinando le sue lettere a Flavia, la nipote bambina di Edoardo, il giovane violinista a cui è sentimentalmente legata. Scrive per sette anni, dal 1988 al 1995, anche quando la storia d'amore con Edoardo finisce, mantenendosi tuttavia sul filo di un'amicizia e, mentre si rivolge a Vera, è come se lasciasse riaffiorare la bambina che lei stessa è stata. È un leopardiano "dolce rimembrar" dove al ricordo amoroso dello zio Edoardo si intrecciano le molte altre storie che compongono un mosaico esistenziale: così agli appuntamenti concertistici si affiancano viaggi professionali, le fragili "mitologie familiari" si alternano ai divertiti giochi gergali degli innamorati. (da IBS)

Premetto che non amo molto i libri epistolari. Questo si lascia leggere velocemente, ma non lascia il segno.

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