16/11/07

Il Gattopardo

"Nunc et in bora mortis nostrae. Amen"
La recita quotidiana del Rosario era finita. Durante mezz'ora la voce pacata del Principe aveva ricordato i Misteri Dolorosi; durante mezz'ora altre voci, frammiste avevano tessuto un brusio ondeggiante sul quale si erano distaccati i fiori d'oro di parole inconsuete: amore, verginità, morte; e mentre durava quel brusio il salone rococò sembrava aver mutato aspetto; financo i pappagalli che spiegavano le ali iridate sulla seta del parato erano apparsi intimiditi; perfino la Maddalena, fra le due finestre, era sembrata una penitente anziché una bella biondona, svagata in chissà quali sogni, come la si vedeva sempre.

E' difficile fare un riassunto di questo libro, composto da tante scene, flash, istantanee, che descrivono momenti particolari della vita di un'aristocratica famiglia siciliana, i Salina. Don Fabrizio, il Principe di Salina, anche chiamato il Gattopardo per via dello stemma del casato, ne è il capo e detta legge su tutti i suoi famigliari.

Bellissimo libro, un vero capolavoro. Una fotografia di una civiltà e di una cultura al tramonto. Unico a rendersene conto è Don Fabrizio. Senz'altro un libro da rileggere più volte per apprezzarne appieno i particolari.

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